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Immagine del redattoreMichele Lo Foco

Forzare la mano

A cura di Michele Lo Foco.



Ci siamo lasciati alle spalle il David di Donatello che certamente non ha riservato sorprese, compreso il premio come miglior produttore anche a Paolo Del Brocco, che fino a prova contraria non mette soldi personali nei film ma impegna soldi pubblici, e certamente non ha l’ansia produttiva, dal momento che Rai Cinema, oltre a “Io capitano”, ha coprodotto anche “Finalmente l’alba” costato 29 milioni di euro, che ad oggi ha incassato circa 406mila euro, e attualmente anche “Sei fratelli” con un incasso di 193mila euro. Sostenere che grazie alla Rai esiste il 70% della produzione audiovisiva è come confessare un delitto!!!


Ha tentato invece di sorprendere, con una tecnica imparata da Franceschini, la senatrice Borgonzoni, che ha elargito agli astanti un altro regalo statale, la rinnovata applicazione di “Cinema Revolution”, tramite la quale lo Stato (i cittadini italiani) pagano alle società che distribuiscono film da giugno a settembre metà del biglietto d’ingresso.


Ora, premesso che di qualsiasi merce lo Stato sia accollasse metà del costo, questa avrebbe un incremento di vendita, il risultato della manovra finanziaria è che tutti cercano di passare in quel periodo i propri prodotti, belli o brutti che siano, e di forzare la mano sul numero di schermi, agevolati in questo da “procacciatori di schermi” sui quali ai tempi proposi denuncia alla Procura e al Ministero.


Forzare la mano agli spettatori per farli andare al cinema anche d’estate è una tradizione nazionale, dimostratasi priva di efficacia in ogni periodo. Sfugge agli amministratori, ma è sempre sfuggito, che l’Italia è un paese mediterraneo, circondato dal mare, che santifica le ferie tra luglio e agosto, e non è un paese anglosassone che continua a lavorare anche d’estate e fraziona le ferie durante l’anno. Confondere il film con l’aria condizionata è un mezzuccio miserabile adatto a centri commerciali, e non c’è nessuna “rivoluzione” nelle modalità di fruizione del cinema a meno che lo Stato non decida di rendere definitiva questa manovra finanziaria e modificare strutturalmente il mercato, fatto questo che Adam Smith considererebbe un crimine.


Quello che è incomprensibile è per quale motivo alcuni esperti  e quasi tutti i quotidiani continuino ad esaltare il momento cinematografico come se gli operatori fossero un branco di pecore che aspettano di essere governate.


Sanno tutti che lo Stato è in difficoltà, sanno tutti che le strategie franceschiniane hanno condotto il settore, salvo pochi eletti, alla canna del gas, sanno tutti che rispetto all’anno pre/COVID le sale hanno perso il 56% di spettatori e che il cinema italiano arranca.


Lo sa anche il ministro Sangiuliano, che infatti mantiene un dignitoso riserbo ed ha anche il coraggio di segnalare i modestissimi risultati degli investimenti statali nelle rare occasioni nelle quali deve pronunciarsi. Ma tanto tuonò che piovve!: gli operatori si aspettano che da un momento all’altro le facilitazioni concesse dall’ex ministro Franceschini vengano quantomeno ridotte e quantomeno corrette, e che le strutture di riferimento subiscano una svolta. Sarebbe certamente più produttivo e onesto che gli errori del passato venissero resi pubblici, e che qualche controllo, anche da parte della Finanza, arrivasse ad individuare coloro che hanno depredato lo Stato.


Il cinema risorgerebbe.

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1 Comment


Carlo Agovino
Carlo Agovino
May 06

Sperando che cambi qualcosa!

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