A cura di Michele Lo Foco.
Il Ministro Giorgetti, commentando la misura del superbonus edilizio, lo ha definito un mostro abnorme che ha distrutto la finanza pubblica in questi anni.
Eppure i nostri eccellenti commentatori potrebbero applicare al bonus edilizio lo stesso concetto del tax credit cinematografico, immaginando che per ogni euro concesso di superbonus ci sia un ritorno per lo Stato di 3,45 euro, con ripercussioni sull’agricoltura, sui servizi, sui manufatti e sul settore nautico.
In effetti, così come è successo col tax Credit, i fruitori del bonus edilizio si sono comprati bellissimi yacht, ma il fenomeno non credo possa essere considerato un ritorno apprezzabile.
Tutto questo per dire che anche il tax Credit cinematografico, con la percentuale del 40% voluta da Franceschini, è un mostro abnorme che collabora con il bonus edilizio a distruggere le finanze pubbliche.
Infatti, mentre l’Amministrazione studia un nuovo decreto per limitare l’uso del contributo, le aziende più dotate, e pertanto prevalentemente quelle straniere, maturano il tax Credit originario senza remore di alcun genere e lo Stato, ormai vittima di questo sistema, non è in condizione di sapere quanto sarà il conto finale e se sarà mai in grado di soddisfarlo, o se dovrà fare come nel 2000 il pittoresco ministro Bondi, su suggerimento di Nastasi e Blandini, bloccando tutte le erogazioni fino a nuovo avviso.
È poi incredibile come l’uso del tax Credit sia totalmente ininfluente sul mercato, che fino a prova contraria, è il meccanismo istituzionale per mezzo del quale si svolge un commercio ed è il risultato di domanda e offerta.
Nei sistemi di tipo liberista, si ha la tendenza a lasciare la massima libertà d’azione agli operatori, mentre i sistemi a forte tendenza politica determinano le condizioni di produzione e vendita.
L’Italia è un caso unico di paese a carattere liberista di stampo occidentale che però condiziona il mercato in tutti i modi possibili.
Il tax Credit franceschiniano strumento in definitiva di marketing, che realizza quello che viene definito mercato di sostituzione, condiziona la produzione e la vendita ma non influisce né sulla qualità né sul mercato: non a caso i prodotti che consentono il maggior introito di tax Credit per il produttore non sono di media apprezzati dal pubblico, mentre gli unici film nazionali con incassi di tutto rispetto sono prodotti semplici, di medio basso costo, caratterizzati da aspetti sociologici apprezzabili.
Che poi questi ultimi siano realizzati da aziende con soci stranieri è una anomalia del nostro paese, e la prova che siamo sempre più una colonia.
Infatti altra deformazione del tax Credit regolamentato da Franceschini è che mentre le aziende straniere si gettano sul tax Credit come le api sul miele, i nostri prodotti faticano a superare le Alpi. Siamo pertanto un paese invaso, sfruttato, ma inesistente nel mercato mondiale, salvo rarissime eccezioni.
E’ pertanto un’esigenza nazionale quella di riportare i termini del tax Credit alla sua naturale destinazione, cioè aiutare le medie piccole imprese“realmente indipendenti” a realizzare prodotti commerciali o artistici basati non sul contributo statale ma su soggetti e sceneggiature di livello professionale.
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